Oggi voglio parlarti di uno dei temi più difficili e che causa maggiore sofferenza quando si parla di coppia: il tradimento del partner. Perché lo ha fatto?
Il tradimento è una pratica tutt’altro che rara. L’Italia è uno dei paesi più infedeli del mondo occidentale, tanto che si dichiara infedele il 45% delle coppie.
Nel tradimento non ci sono obblighi, problemi da gestire, responsabilità. Gestire un rapporto con un partner stabile è molto più impegnativo, l’altro si aspetta delle cose da me e io da lui/lei.
Sono tanti i motivi per i quali una persona può tradire. Sebbene a volte questi siano legati al partner e ad eventuali difficoltà nel rapporto, una buona percentuale di tradimenti avviene per soddisfare dei propri bisogni personali, che non trovano soddisfacimento all’interno del rapporto. Tutti quanti abbiamo dei bisogni intimi, come indicato dallo studioso Maslow (1954) nella sua famosa piramide dei bisogni psicologici.
Ma se è vero che l’uomo è una specie monogama, perché maschi e femmine tradiscono, qual è la psicologia del tradimento?
Tradimento come avventura
Alcuni vivono il tradimento come un’avventura, una piacevole boccata d’aria in una relazione che, diventando troppo stretta, rischia di renderli dipendenti. Può essere anche un emozionante giro di valzer che permette di alleggerire il clima emotivo in un momento di conflittualità con il partner. Sono per esempio, frequenti tra queste persone tradimenti alle soglie di un matrimonio o di una convivenza. La domanda sorge spontanea: questa persona è realmente innamorata del futuro sposo come credeva? Oppure quel matrimonio era il frutto delle pressioni di un partner desideroso di stabilizzare la relazione o di una famiglia di origine ansiosa di vederli “sistemati”? Per queste persone il tradimento è come un viaggio: per quanto affascinate dall’esplorazione, sanno che torneranno a casa. Anzi, quando il viaggio si prolunga troppo, non vedono l’ora di tornare dal partner portando nella relazione quel rinnovato entusiasmo e quelle energie che proprio il viaggio ha stimolato.
Tradimento come trasgressione
Altri, paralizzati dai dilemmi morali, vivono il tradimento come una trasgressione, ed è proprio questo ad attrarli. Spesso i trasgressivi sono vissuti in famiglie dove la dialettica fra bene e male domina la conversazione e la colpa gioca un ruolo rilevante. Di regola l’oggetto del desiderio è proibito: appartiene, per esempio, a un’altra generazione, ha l’età dei loro figli, è una minorenne oppure è sposato/a. Si tratta dello stesso meccanismo che possiamo notare nei bambini. Più ad un bambino viene detto di non fare una determinata cosa più desidera farla: è il fascino del proibito.
Altre volte, il tradimento mette in discussione i valori oppure l’eterosessualità, come accade quando l’attrazione che li sta sconvolgendo è verso un transessuale o una persona dello stesso sesso. In tutti i casi la trasgressione, oltre a minacciare il rapporto di coppia, rivela aspetti di sé stessi che faticano ad accettare. La tentazione è tuttavia irresistibile perché li vivifica. Si sentivano morti, la loro emotività era pietrificata, tradendo il sangue scorre nuovamente nelle loro vene. Sono assediati dalla colpa e dall’angoscia di essere scoperti, costretti a porsi domande su sé stessi, ma vivono. Rinunciare significa consegnarsi a un’esistenza priva di colori, a volte alla depressione.
Tradimento come guerra di potere
Sempre più spesso oggi prevale nelle coppie una guerra «del potere». Ciascuno cerca di essere vincente, ed è preoccupato di soccombere all’altro, di essere sopraffatto dalla sua personalità, dalle sue esigenze e scelte di vita. Di conseguenza i partner sono avari di conferme e affamati di riconoscimenti, sensibili quindi alla seduzione di chi è affascinato dalle loro qualità. Sentirsi corteggiati, nuovamente attraenti, oggetto di attenzione è ciò che li induce a tradire. È con affermazioni di questo tipo che motivano il tradimento: «Finalmente mi sono sentita nuovamente donna, corteggiata, desiderata. Mio marito non si accorge se cambio pettinatura, se indosso un abito nuovo..». Frustrati dall’assenza di riconoscimenti e apprezzamenti delle loro qualità da parte del partner, stanchi di aspettare elogi e complimenti, trovano nell’amante qualcuno che li ripaga delle frustrazioni subite, restituendo loro l’autostima minacciata dal coniuge.
Dal tradimento per rabbia ai “Don Giovanni”
Nel variegato modo di sentire l’amore, non manca chi non è attratto dal tradimento. Quello che queste persone desiderano è un coinvolgimento totalizzante, fusionale con l’altro, che non lascia spazio a distrazioni amorose. Ritroviamo questo modo di sentire in alcune forme di depressione segnate da temi di solitudine e abbandono. Qui il tradimento, quando è perpetrato, è dettato dalla rabbia ed è una profanazione di un amore di cui l’altro si è reso indegno.
Infine ci sono i “traditori cronici”. Il cosiddetto ‘Don Giovanni’ a cui non capita ogni tanto di cadere in tentazione, ma che lo fa come abitudine. Non sono in grado di rifiutare una qualsiasi opportunità, anche se stanno apparentemente vivendo un rapporto stabile e soddisfacente. In queste persone si osserva una mancanza di controllo di sé e dei propri impulsi.
Avventura, trasgressione, valorizzazione, profanazione, così come altri modi di sentire il tradimento, sono espressioni di sensibilità soggettive, che ci predispongono a un certo tipo di tradimento anziché a un altro e ci inducono a reagire in modo diverso di fronte all’infedeltà del coniuge.
Il tradimento mette potentemente in gioco emozioni che possono diventare dirompenti.
E niente è più imprevedibile e incontrollabile delle emozioni.
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